L’operatività delle torrette consisteva nel guidare verricelli, benne, argani calati da una nave in superficie. Questo era il modo ipotizzato da Gian Battista Toselli, inventore e costruttore della Talpa Marina (qualcosa a metà tra un habitat subacqueo e una grande torretta ) con la quale si figurava di guidare attrezzi, sempre di sua invenzione, per la raccolta di oggetti (ad es. il Grappo Bisautomotore).
Tra le prime torrette sperimentate con successo troviamo nel 1872 quella di Ernest Bazin utilizzata per la ricerca del tesoro dei galeoni della baia di Vigo e quella appunto di Toselli del 1871.
Il "butengoscopio", la prima torretta fabbricata da Roberto Galeazzi senior
La grande azienda inglese Siebe Gorman ne commercializzò una a partire dal 1912, poi troviamo quella per alte profondità del prof. Hartmann sviluppata dal 1918 al 1927 e poi le storiche torrette sviluppate dal palombaro dell’Artiglio Alberto Gianni e successivamente dal grande pioniere Roberto Galeazzi, utilizzate dalla Sorima (società armatrice dell’Artiglio) nella ricerca e recupero del tesoro dell’Egypt. Fu Galeazzi che per primo utilizzò nella costruzione delle torrette un suo brevetto, la struttura sferica, che aveva il pregio di permettere la costruzione di scafi che erano molto più leggeri a parità di pressione di esercizio. Le torrette Galeazzi vennero anche dotate di un sistema di zavorra che, in caso di problemi (incaglio del cavo o sua rottura) poteva essere sganciata. Anche il cavo, dall’interno, poteva essere tagliato svincolando così la torretta che, senza zavorra, poteva tornare in superficie.
La torretta Sorima - Galeazzi costruita per le necessità di ispezione a grande profondità della Società Ricuperi Marittimi
Successivamente alle torrette vennero sviluppate e sperimentate le batisfere che meglio si prestavano alle discese a grandi profondità proprio per la loro forma sferica. Una delle prime vere batisfere per osservazione ad alta profondità fu quella costruita dall’ingegnere Otis Barton che propose questo progetto al famoso zoologo statunitense Wiliam Beebe. Infatti, quest’ultimo grazie all’appoggio di una serie di sponsor, stava ipotizzando la costruzione di una torretta per l’osservazione della fauna di alta profondità. Barton, ben sapendo che una torretta per alta profondità sarebbe stata di difficile costruzione, propose a Beebe la sua batisfera che proprio per la sua forma sarebbe stata in grado di sopportare pressioni elevate.
Con questa “Bathysphere” Beebe e Barton stabilirono il record di immersione in profondità toccando il 15 agosto del 1934 la profondità di 923 metri.
Una ultima annotazione: per torrette e batisfere, mezzi che a differenza delle campane si ripromettevano quote operative abbastanza profonde (dai 100 metri in giù), il punto debole e sicuramente di più difficile gestione era proprio il cavo a cui erano sospese. Più il mezzo andava profondo e maggiore era il peso che i cavo doveva sopportare, soprattutto a livello dell’argano (oltre al peso relativo della torretta si doveva aggiungere quello del cavo filato in acqua). Senza contare che la rotazione della torretta in acqua a causa delle correnti poteva complicare ulteriormente le cose andando a torcere e quindi spezzare il cavo. Vennero studiati sistemi anti rotazione che in qualche modo attenuarono questo problema. La vera sicurezza in caso di rottura del cavo consisteva in realtà nel rendere la torretta o la batisfera galleggiante attraverso il distacco di una zavorra attuabile dall’interno del mezzo stesso.
La batisfera di William Beebe (a sinistra) e Otis Barton (a destra) con la quale i due esploratori raggiunsero nel 1934 la incredibile profondità di 923 metri