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Diving Helmet Italy by Fabio Vitale
Diving Helmet Italy by Fabio Vitale

Fiorentino Gennaro Troisi: un genio dimenticato

La storia di Fiorentino Gennaro Troisi è una storia attualissima, dove ci puoi trovare l’espressione latina “nemo propheta in patria” con tutti gli attualissimi risvolti della fuga di cervelli che da anni sta interessando l’Italia. Ebbene questa è proprio la storia della fuga di un cervello italiano che trovò negli Stati Uniti la sua strada e che, fatalmente, venne dimenticato nel suo Paese natio. Ora, grazie alla caparbia ostinazione di sua nipote Sonia Troisi che ha raccolto moltissimo materiale su Fiorentino, fratello del nonno paterno, siamo in grado di raccontare e far riemergere la storia di questo incredibile personaggio.

Fiorentino G. Troisi fu un vero e proprio genio inventivo, nato a Paternopoli in provincia di Avellino il 2 marzo1891 da Pietro Troisi e Sofia Di Pesa. Nasceva da una famiglia benestante e studiò fino alla maggiore età diplomandosi alla Regia Scuola Tecnica di Avellino.

A questo punto scelse, proprio grazie alla agiatezza della sua famiglia, di prendersi un periodo sabbatico per fare un viaggio educativo negli Stati Uniti. La tecnologia era la sua passione e quel Paese aveva molto da offrire a chi lo voleva visitare. Partì nel 1910 e la sua prima tappa fu New York e il ponte di Brooklyn, una gigantesca opera di ingegneria strutturale che lo affascinava moltissimo. Rimase talmente avvinto da quei luoghi, da quella gente e dalla potenza industriale statunitense che cercò un lavoro che gli permettesse di vivere autonomamente e nel contempo di perfezionarsi con la lingua che stava già studiando.

Fiorentino Gennaro Troisi in divisa da Tenente Comandante della Riserva Nazionale della U.S. Navy

Si impiegò in una piccola fabbrica di Brooklyn con la mansione di collaudatore. Doveva testare i bulbi di gomma che si attaccavano alle trombe che costituivano in pratica i primi segnalatori acustici delle automobili dell’epoca, stipendio cinque dollari la settimana. Durante la permanenza in questa fabbrica inventò un sistema per migliorare la produzione di questi bulbi iniziando così a mettere alla prova il suo genio inventivo.

Nel 1912 si trasferì in quella che poi sarebbe stata la sua città di adozione, Pittsburgh, per iniziare un’altra esperienza lavorativa presso la Pittsburgh Electrical Specialty Co. dove progettava ferri da stiro elettrici e aspirapolvere. Successivamente lavorò un anno e mezzo presso la Pennsylvania Railroad Co. dove si fece notare per aver messo a punto un freno in grado di arrestare una locomotiva nello spazio di meno di cento metri. Fu un successo tale che tutte le locomotive verranno dotate di tale impianto.

L’avvento della Prima Guerra Mondiale gli diede l’occasione di far valere il titolo di studio e, soprattutto, le esperienze lavorative maturate nel campo della meccanica. Venne infatti nominato ispettore civile per i motori degli aerei.

Fiorentino Troisi era un acuto osservatore e guardava le cose dal punto di vista dell’inventore, ogni problematica era lo spunto per progettare un miglioramento. L’invenzione che gli dette la maggiore notorietà in quegli anni eche gli consentì di mettersi in proprio fu lo sviluppo del telefono senza batterie.

Apparato di comunicazione per palombaro disposto in modo schematwico. In alto cuffie e microfono per l’addetto di superficie mentre in basso la cuffia in cuoio con auricola- ri e microfono che veniva indossata dal palombaro. (Mu- seum of Science and Industry di Chicago)

Infatti, nel 1926 fondò la “Pittsburgh Deep Sea Diving Telephone Co.” che nel 1928 prese il nome definitivo di “Batteryless Telephone Equipment Co.” con sede sempre in Pittsburg in Duquesne Way, 1.

All’epoca, i telefoni portatili per le comunicazioni usati in marina necessitavano di batterie ingombranti per poter funzionare. Questo causava gravi inconvenienti dovuti all’ambiente umido e spesso le apparecchiature si guastavano causa la concussione durante il fuoco delle artiglierie.

L’intuizione geniale e rivoluzionaria di Fiorentino Troisi fu di utilizzare una particolare lega di metallo magneticocon caratteristiche superiori a qualunque altra lega fino ad allora realizzata. Usando tale lega costruì un microfono capace di trasmettere la vibrazione della voce per mezzo di corrente generata proprio attraverso le vibrazioni del diaframma del trasmettitore. Non era quindi necessaria nessuna fonte di energia prodotta da dinamo o batterie. In brevissimo tempo la Marina adottò per molteplici utilizzi questo telefono, dalle comunicazioni subacquee e navali a quelle ai palombari immersi.

Nel mondo delle aziende di telecomunicazioni dell’epoca si scatenò un vero e proprio terremoto commerciale, erano state tutte soppiantate, nel giro di pochi mesi, dalla Batteryless Telephon Equipment Company.

La sua notorietà negli ambienti della US Navy arrivò a così alti livelli che il Governo, nel dicembre del 1927, lo chiamò a partecipare alla direzione delle operazioni di salvataggio del sottomarino S4, affondato il giorno 17 per una collisione con la nave guardacoste Paulding

I disegni che accompagnavano il brevetto US1770821 del 15 luglio 1930 per un telfono senza batterie per palombari. Oltre ad essere del tipo “batteryless”, la qualità del suono e l’assenza di disturbi garantivano una eccellente comunicazione.

Purtroppo il tentativo di salvataggio dell’equipaggio si risolse in un insuccesso. Questa drammatica vicenda segnò molto Troisi che dedicò molte energie a cercare delle soluzioni in grado di portare aiuto ai sommergibili sinistrati. L’11 febbraio del 1933, la US Navy lo aveva promosso al grado di Tenente Comandante nella Riserva Nazionale della US Navy, anche come segno di gratitudine verso colui che aveva deciso di donare alla Marina i brevetti relativi al materiale navale e subacqueo. Negli anni a venire si frequentò anche con il Capitano di Corvetta Charles Bowers Momsen che stava studiando un sistema di salvataggio per gli equipaggi affondati all’interno di un sommergibile sinistrato.

Il sistema che venne poi realizzato e che fu l’unico ad aver compiuto con successo un salvataggio, quello dell’equipaggio del sommergibile Squalus, consisteva in una campana che grazie ad un cavo guida poteva essere immersa fino a collegarsi ad un portello di fuoriuscita del sommergibile. Una volta messa in pressione aderiva al portello del sommergibile e l’equipaggio poteva passare nella campana e risalire in superficie. La campana poteva fare più viaggi fino al salvataggio di tutto l’equipaggio. Per le comunicazioni tra campana e superficie e tra superficie e sommergibile, i sistemi di telefonia erano quelli forniti dalla Batteryless di Troisi.

Disegno del brevetto US2141323 del 27 dicembre del 1938 per un apparato di comunicazione subacqueo. Si tratta di un ulteriore sviluppo del suo apparecchio di comunicazione tra un operatore e un molteplice numero di operatori.

Proprio per supportare i sommergibili in avaria, Troisi realizzò nel 1934 un apparato di salvataggio, una boa in grado di consentire la localizzazione di sommergibili affondati. Veniva rilasciata dall’equipaggio del sommergibile e risaliva in superficie collegata da un cavo. Una volta emersa era in grado di emettere segnali luminosi a luce rossa intermittente e acustici per richiamare l’attenzione delle navi di superficie. Queste boe erano dotate anche di prese di corrente per poter alimentare il sommergibile dalla superficie e di un telefono senza batterie che consentiva di poter parlare con l’equipaggio. Se pensiamo agli anni in cui questo si realizzò si può ben capire quale passo avanti fu questo sistema nel cercare di rendere più efficace il salvataggio dell’equipaggio intrappolato in fondo al mare.

Nel 1937 applicò al suo sistema di comunicazione subacqueo uno stetoscopio a distanza in grado di trasmettere a u nmedico in superificie il battito del palombaro affinchè si potesse monitorare lo stato dell’uomo immerso. Fiorentino Troisi non dimenticò mai la sua patria, dove peraltro aveva lasciato una moglie (con due figli) che aveva deciso di non seguirlo negli Stati Uniti e che lui veniva a trovare periodicamente. Infatti, prima che la Seconda Guerra Mondiale scoppiasse, Troisi concesse al Governo italiano e alla Regia Marina lo sfruttamento gratuito dei suoi brevetti e le sue boe di salvataggio le troveremo anche sui nostri sommergibili.

Disegno del brevetto US1967792 del 24 luglio 1934 per una valvola di scarico per elmo da palombaro. Era talmente ben progettata che venne utilizzata su tutti gli elmi della US Navy.

All’interno della sua azienda vennero progettate e co- struite moltissime attrezzature per la US Navy, ne elenchiamo alcune:
- Scarpe zavorrate da palombaro. Quelle in uso avevano una suola che portava il palombaro a scivolare sul fondale. Troisi le migliorò moltissimo utilizzando una suola di piombo opportunamente sagomata che si aggrappava più tenacemente al fondale.

- Coltello da immersione per palombari. Dotato di una lama di acciaio di alta qualità, aveva un filo liscio e uno seghettato per il taglio di corde o altro materiale resistente. Manico in acero e fodero in bronzo, era dotato di un cinturino in cuoio per il fissaggio al cinturone.

- Separatore di olio per manichetta da immersione. Si tratta di un dispositivo che inserito lungo la manichetta, in prossimità della pompa comprimente per la fornitura di aria al palombaro, separa l’olio e altre impurità dall’aria inviata al palombaro, rendendola così più pura e respirabile.

- Cintura di zavorra per palombari. La particolarità è data dai pesi in piombo che invece di essere imbullonati alla cintura in pelle, sono disposti direttamente intorno a robusti telai di bronzo con alette girevoli su entrambi i lati mediante i quali ciascuna zavorra è imperniata a quella affianco. Questa particolarità fa si che la cintura di zavorra offra una grande rigidità nella direzione verticale ma una estrema flessibilità laterale. Di conseguenza la cintura non grava pesantemente contro il corpo del palombaro ma forma una specie di cerchio rigido intorno a lui. I pesi sono conformati per adattarsi alla curva del corpo quando il palombaro si china o si piega.

- Pesi subacquei per ancorare sul fondo piccole boe, sono fatti in ghisa del peso di 11, 22 e 45 kg.
- Boa in sughero della galleggiabilità di 10 kg.

- Chiusura di sicurezza per gli elmi da palombaro modello Mark V, notevolmente migliorata rispetto a quelle ordinarie.

- Valvola di non ritorno per manichetta da palombaro, facilita anche la riduzione del rumore dell’afflusso dell’aria all’interna dell’elmo.

- Valvola di scarico a regolazione automatica per elmi da palombaro. Consentiva di mantenere costante la pressione all’interno dello scafandro in base alla profondità di lavoro del palombaro. Venne adottata di serie su tutti gli elmi in dotazione alla US Navy.

- Apparato telefonico per la camera di salvataggio dei sommergibili.

Un discorso a parte merita la spugna artificiale. Fu una delle invenzioni più meritorie di Fiorentino Troisi. Talispugne venivano utilizzate come filtro per gli impianti di aerazione all’interno dei sommergibili. Normalmente la Marina degli Stati Uniti si riforniva di un particolare tipo di spugna naturale prodotta in Giappone e adatta proprio a questo scopo. Con l’entrata in Guerra del Giappone le esportazioni di tali spugne vennero bloccate con il risultato che non era più possibile rendere operativi i sommergibili per impossibilità di manutenzione degli impianti. Fiorentino Troisi in soli trenta giorni inventò la spugna sintetica e fu in grado di dare così una alternativa a un banale ma strategico elemento bellico. Fu anche per questo che nel 1943 la Batteryless Telephone Equipment Company venne insignita di un importante riconoscimento, il premio “E”. Tale award veniva normalmente conferito a grandi aziende che si erano distinte per l’eccellenza nel lavoro svolto al servizio della Marina e dell’Esercito. Tale premio derivava dalla consuetudine di dare questo riconoscimento al personale che si era contraddistinto per l’eccellenza del suo operato come ad esempio i serventi di un pezzo di artiglieria. In questo caso veniva dipinta una “E” sul cannone e gli uomini potevano fregiarsi di una “E” ricamata sulla manica della giubba.

Disegno del brevetto US2092435A del 7 settembre 1937 per il “salvage apparatus”, la boa di localizzazione per som- mergibili affondati.

Nel tempo Marina ed Esercito estesero questo riconoscimento anche alle aziende che fabbricavano materiale bellico in modo eccellente, loro dicevano “superlativo”. Fino a quel momento la “E” era stata conferita a aziende di grandi dimensioni, con migliaia di dipendenti e una organizzazione industriale di notevole complessità.

La Batteryless era un’azienda microscopica, dieci dipendenti più Fiorentino Troisi e il fatto di aver conseguito tale award fu il segno di quanto strategico fosse il lavoro 

di Troisi e soprattutto quanto fosse apprezzata la qualità e l’innovazione di quanto realizzava. L’amministrazione americana era affascinata dal clima che Troisi aveva creato nella sua azienda.

Ogni dipendente era importante perché non era un mero esecutore ma ci metteva impegno e ingegno nel cercare anch’esso di migliorare e innovare quanto si andava realizzando. Fiorentino Troisi non fu solo un grande inventore ma anche un illuminato imprenditore. Fu qualcosa che lasciò il segno e una ulteriore conferma la si avrà quattro anni dopo, quando il Presidente Harry Truman conferì a Fiorentino Gennaro Troisi il Certificato di Merito del Presidente degli Stati Uniti con la seguente motivazione: “Per notevole fedeltà e meritevole condotta in aiuto dello sforzo bellico contro i comuni nemici degli Stati Uniti e dei loro alleati nella Seconda Guerra Mondiale”. Non dimentichiamo che Fiorentino Troisi era un italiano e l’Italia si era schierata durante la guerra contro gli Stati Uniti, ricevere questo riconoscimento che azzerava il preconcetto delle origini valeva doppio.

Fiorentino Troisi venne spesso celebrato sulla stampa americana, vi sono molti articoli che lo ritraggono come un eroe del tempo di guerra, una persona che grazie al suo ingegno e alla sua dedizione fu in grado di dare un contributo importante alla vittoria degli Alleati nel conflitto mondiale. Sarà forse per questo che sulla sua figura, in Italia, venne steso un velo di oblio che nessuno ha mai squarciato finora.

La vita di Fiorentino Gennaro Troisi non fu comunque una vita semplice, dovendo accettare per tutto il periodo bellico di non poter più tornare in Italia per incontrare la moglie, Giovanna Biondina Rosanio. Purtroppo i due figli non gli sopravviveranno, Sofia nata il 27 febbraio del 1910 morì piccolissima e Pietro nato il 7 gennaio del1911 morì a circa vent’anni. Non sappiamo se questo dolore fu una delle motivazioni che lo fecero rinchiudere nel suo mondo professionale fatto di invenzioni e sfide tecnologiche. Fiorentino Troisi morirà il 24 gennaio del 1950 al Mercy Hospital di Pittsburgh, dopo due anni di una malattia cardiaca che lo consumò. Venne sepolto nel Calvary Cemetery ma poi, per suo espresso desiderio, fu traslato nella tomba di famiglia che aveva fatto costruire a Paternopoli dal nipote Pietro. Fiorentino Gennaro Troisi accumulò una grande fortuna grazie ai suoi brevetti e ne beneficiarono sempre tutti i componenti della 

sua numerosa famiglia, pronipoti compresi, a cui inviava cospicue somme di denaro. Alla sua morte, la sua notevole eredità andò divisa tra la moglie, che comunque era da sempre beneficiaria di una notevole rendita costituitadallo stesso Fiorentino, e i due fratelli Giuseppe e Romeo. Non sappiamo nulla della azienda, la Batteryless Telephone Equipment Company, l’ipotesi più probabile è che sia stata acquisita dal Governo americano proprio per la sua notevole importanza strategica e militare.

Tavole tratte da un catalogo della Batteryless Telephone Equipment Company del 1941 che illustrano una parte delle attrezzature prodotte per la US Navy.

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