SE  VUOI VENDERE VECCHIE ATTREZZATURE SUBACQUEE E DA PALOMBARO CONTATTACI - IF YOU HAVE OLD DIVING HELMETS FOR SALE, CONTACT US !

CERCHIAMO SEMPRE ELMI DA PALOMBARO E NON SOLO

LINKS 

Sito sullo Scuba Vintage

Diving Collectors Register of Italy

The Historical Diving Society Italia

The Historical Diving Society Spagna

Bellissimo sito sulla storia delle attrezzature da palombaro

Very nice Historical Diving Site by David Dekker

Bellissimo sito francese sulla storia dell'immersione e dei palombari

Very nice Historical Diving Site from France

Un incredibile sito sulla storia delle attrezzature Scuba

Incredible site on Scuba Diving History

Sito in costruzione di un amico collezionista con interessanti elmi della sua collezione.

Nice site of a friend. His collecction shows very interesting diving helmets.

Diving Helmet Italy by Fabio Vitale
Diving Helmet Italy by Fabio Vitale

L'autorespiratore a ossigeno - 2 parte

E’ innegabile che l’Autorespiratore a Ossigeno abbia avuto in Italia un insolito sviluppo.

Il manuale tecnico per gli ufficiali medici della Regia Marina italiana del 1938 tratta in un capitolo, forse per la prima volta, della figura del sommozzatore. Gli vengono dedicate ben 11 facciate e si comincia a percepire che, seppur non paragonabile al palombaro, anche il sommozzatore può essere un utile alleato nelle ispezioni e nei lavori a bassa profondità.

Il sommozzatore può immergersi, così dice il manuale, con l’ausilio di un autorespiratore ad ossigeno (ARO), un apparecchio estremamente pratico e poco ingombrante che però limita la profondità d’immersione a 10-15 metri.

La particolarità di questo autorespiratore sta nel suo utilizzo in circuito chiuso, quindi senza emissione di bolle verso l’esterno.

I sommozzatori italiani usarono come primi autorespiratori le apparecchiature inglesi Davis (concepite per la fuoriuscita d’emergenza dai sommergibili) modificate e adattate.

Autorespiratore Davis nella configurazione di apparecchio di salvataggio per  sommergibilisti. Sarà il punto di partenza per lo sviluppo dell’autorespiratore a ossigeno utilizzato dai sommozzatori della Marina (Archivio Fabio Vitale).

Questi respiratori erano costruiti in Italia su licenza della inglese Siebe & Gorman di cui la ditta Italo Zannoni era agente generale.

Nei primi tipi l’autonomia non era particolarmente elevata e mantenevano tutta una serie di caratteristiche (ad esempio la facilità ad allagarsi quando usati in profondità) che li rendevano ancora poco adatti ad un impiego veramente subacqueo.

La svolta arrivò dalla ricerca per l’adozione di un respiratore subacqueo che potesse rispondere alle richieste imposte dallo sviluppo di un famoso mezzo d’assalto.

E’, infatti, nel 1935 che s’iniziò la sperimentazione del Siluro a Lenta Corsa (c.d. “mailae”) ideato da Teseo Tesei ed Elios Toschi, due capitani del Genio Navale. L’idea derivava da un mezzo (chiamato Mignatta) già utilizzato nel 1918 da due altri ufficiali italiani, Raffaele Rossetti e Raffaele Paolucci.

Tesei e Toschi rielaborarono il concetto che stava alla base della Mignatta e progettarono il Siluro a Lenta Corsa (S.L.C.), un siluro modificato in modo tale da renderlo simile a un minisommergibile. Due uomini a cavalcioni di esso e muniti di un ARO potevano navigare a pelo d’acqua o, all’occorrenza, immergersi e procedere sott’acqua per tratti anche lunghi. Il Siluro a Lenta Corsa portava una carica esplosiva che doveva essere distaccata e appesa a un cavo teso sotto la chiglia della nave (da un aletta antirollio a all’altra).

Quello che abbisognava di una sostanziale messa a punto era proprio l’autorespiratore con cui i due piloti del “maiale” potessero stare a lungo sott’acqua, sia nelle fasi di navigazione subacquea che nella fase d’attacco quando bisognava fissare la carica esplosiva.

Uno dei primi prototipi del Siluro a Lunga Corsa di Tesei e Toschi. La sua realizzazione definitiva vedrà ancora diverse modifiche (Archivio Ufficio Storico Marina Militare).

Il respiratore illustrato dal Dorello nel suo manuale del 1938 è quello “ufficialmente” adottato dalla Regia Marina ma non nella versione per gli operatori dei mezzi d’assalto (probabilmente per coprire il segreto di un’attrezzatura strategica).

In effetti, per cercare la migliore soluzione possibile per le esigenze degli operatori degli S.L.C., fu creata un’apposita commissione composta, oltre che dallo stesso Maggiore Medico Ferdinando Dorello, dal Capitano di Fregata Catalano Gonzaga di Cirella e dal Comandante Mario Moschini.

Questa commissione, insediatasi nel gennaio del 1935, lavorò per trovare una soluzione efficace e, dopo aver dettato i punti fondamentali cui si sarebbero dovute attenere le ditte interpellate nella realizzazione dell’autorespiratore, ottenne nei primi mesi del 1936 il primo modello abbastanza perfezionato.

Era realizzato dalla I.A.C. (Industria Articoli Caoutchouc), un’azienda di Tivoli produttrice di maschere antigas che aveva creato un apposito reparto per la produzione di attrezzature subacquee con a capo il Comandante Angelo Belloni, stravagante e geniale inventore di apparecchiature subacquee.

        Due sommozzatori in addestramento muniti di autorespiratore IAC a grande autonomia e maschera gran facciale a due oculari.

Questo autorespiratore che prendeva la sua struttura portante dal Davis, era stato concepito per essere utilizzato in accoppiamento ad una maschera in gomma anatomica a due oculari, divenuta poi famosa come emblema dei nostri operatori.

Era il modello 49 e venne prodotto in circa trenta esemplari e utilizzato nella fase iniziale degli addestramenti degli operatori degli S.L.C..

Dopo ulteriori modifiche ne venne prodotto uno più perfezionato, il 49/bis e questo fu l’autorespiratore adottato comunemente degli operatori della X^ Flottiglia Mas e dai sommozzatori della Marina. Fu eliminata la valvola di sovrappressione laterale (il sommozzatore poteva scaricare eventuale ossigeno in eccesso allentando semplicemente le labbra dal boccaglio) e l’autonomia venne portata a 5 ore.

Oltre a questo autorespiratore a grande autonomia ne veniva fabbricato un modello a piccola autonomia e a minor ingombro.

Nel prosieguo della guerra vennero poi prodotti dalla Pirelli e dalla Salvas altri tipi di autorespiratori sia per gli operatori dei mezzi d’assalto sia per gli uomini Gamma.

Gli ARO furono l’attrezzatura portante dei sommozzatori della Marina, sia durante la guerra che negli anni immediatamente successivi, quando ci fu la necessità di coadiuvare i palombari in tantissimi lavori a bassa profondità nei porti e nei fiumi.

Guastatore (Uomo Gamma) equipaggiato con un ARO a piccola autonomia

Stampa | Mappa del sito
© Diving Helmet Italy by proteo962