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Un incredibile sito sulla storia delle attrezzature Scuba

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Sito in costruzione di un amico collezionista con interessanti elmi della sua collezione.

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Diving Helmet Italy by Fabio Vitale
Diving Helmet Italy by Fabio Vitale

I palombari della Regia Marina e le procedure d’immersione nella seconda metà dell’Ottocento – 2^ Parte

Nei primi anni del Novecento troviamo nel golfo di La Spezia la “R. N. Trinacria” che fa da scuola agli allievi palombari. Il corso durava circa 8 mesi ed era molto impegnativo. Nel 1905, tra le altre cose, si era alle prese con una nuova ristrutturazione di tutta la scuola torpedinieri e diversi cambiamenti furono apportati anche alle norme che regolavano il servizio da palombaro.

Furono definite le mansioni che un minatore-palombaro doveva eseguire oltre quelle specifiche subacquee:

-coadiuvare i siluristi nel servizio e nella manutenzione dei siluri, dei lanciasiluri e del materiale per aria compressa;

-coadiuvare i torpedinieri elettricisti nel servizio dei proiettori.

Nel reclutamento dei minatori-palombari furono rivisitate le caratteristiche fisiche che portavano alla esclusione dei candidati durante la visita medica preliminare.

Il nuovo regolamento in merito alla selezione prevedeva che erano da escludersi:

 

 

a.quelli di perimetro toracico inferiore a metri 0.90 e di statura superiore a m. 1.75

b.quelli che abbiano qualche difetto, anche minimo, negli apparati circolatorio e respiratorio

c.quelli che abbiano il cavo rino-faringeo e la faringe affetti da qualsiasi alterazione, con carattere di cronicità

d.quelli che non siano immuni da malattie croniche della pelle e da difetti anche lievi degli organi dei sensi e soprattutto della vista e dell’udito

e.quelli che siano stati soggetti, anche in epoche lontane, a convulsioni istero-epilettiche, a contagio celtico o a reumatismo articolare anche leggero

f.quelli infine che abitualmente eccedono nell’uso del vino e delle bevande alcoliche.

 

Nel 1909 la scuola torpedinieri si insedia sulla “R. N. Italia” ma dal 1° novembre del 1910 fu trasferita presso la struttura del Varignano dove, a parte una pausa intorno agli anni Trenta/Quaranta, è ancora oggi ubicata .

Fu proprio in questo luogo, grazie a una disposizione logistica meno precaria, che la scuola palombari cominciò a vivere la metamorfosi più importante che la portò nell’era moderna. 

Sequenza di immagini che ritraggono un palombaro della Regia Marina che si appresta a un’immersione. Siamo nel 1917, in un posto non ben identificato.

Il palombaro deve essere molto giovane, con un fisico che probabilmente era ai limiti dell’ammissione, visti la magrezza e l’altezza. 

Indossa un elmo della Zannoni, ditta fornitrice della Marina Italiana (Archivio Ufficio Storico Marina Militare).

Alla scuola del Varignano fu assegnato un organico permanente per le attività di istruzione e, oltre ai corsi per il certificato da palombaro, vennero previste attività di studio e sperimentazione. Saranno anche aumentate le dotazioni di attrezzature tra cui 6 lance da palombaro.

 

 

Per l’ammissione al corso non veniva solo richiesta una “generica intelligenza” e l’esenzione da difetti fisici così come previsto dalla norma ma si cominciarono a richiedere delle prove pratiche come:

 

-saper leggere correntemente e scrivere sotto dettatura senza gravi errori d’ortografia

-saper leggere e scrivere i numeri

 

Ci fu un altro cambiamento relativo all’aspetto sanitario. Le istruzioni in materia sanitaria avvenivano anche verso la fine del secolo precedente ma ora si giunse ad una maggiore organizzazione prevedendo un programma strutturato sul pronto soccorso al palombaro in caso di asfissia o annegamento oltre a nozioni di igiene.

In più un ufficiale medico presenziava sempre alle immersioni dei palombari.

 

 

Il punto di svolta avvenne con la pubblicazione nel 1907 dei risultati dei test di immersione effettuati dall’Ammiragliato Inglese sotto la supervisione del fisiologo scozzese John Scott Haldane. Erano il risultato di due anni di intenso lavoro e dell’eredità di eminenti studiosi come Paul Bert e Leonard Hill.

In pratica si partiva da un’affermazione inconfutabile e ben sperimentata da Haldane e cioè che il palombaro poteva risalire da qualunque profondità fino ad una profondità corrispondente alla metà della pressione massima raggiunta senza avere nessuna conseguenza dannosa. Da qui e dai test effettuati sui palombari e che comprendevano un’accurata analisi di tutti i gas che entrano nel processo respiratorio (soprattutto la CO2), Haldane elaborò una tabella di decompressione che proponeva delle soste a profondità stabilite e per tempi proporzionali alla profondità raggiunta e al tempo totale d’immersione.

Nel novembre del 1907 l’Ammiragliato inglese pubblicò, all’interno del nuovo manuale per i palombari, le tabelle di Haldane e svincolò i suoi palombari dal limite precedente per le immersioni che era fissato a trenta metri.

La Regia Marina, come tutte le altre marine mondiali, era al corrente di questi cambiamenti ma come sempre, non essendo frutto di proprie esperienze, si era pervasi da una certa diffidenza.

Solo nell’estate del 1909 il Comando della Scuola Torpedinieri istituì una commissione che aveva l’incarico di studiare e far provare il nuovo metodo di immersione per riferirne successivamente le risultanze. La presiedeva il C.F. Carlo Albamonte Siciliano che era il direttore della Scuola Torpedinieri.

Ne erano membri il S.T.V. Carlo Massa vice relatore della scuola, il Capitano Medico Ismaele Castracane, il T.V. Alfonso Gastaldi istruttore del corso minatori e palombari, il T.V. Ettore Mazzola relatore della scuola e il Maggiore Medico Giovanni Vittorio Repetti.

Curiosa foto scattata durante la Prima Guerra Mondiale a Cortellazzo, porto sull’Adriatico posto in vicinanza della sponda destra del Piave.

Il palombaro, evidentemente durante una pausa tra un’immersione e l’altra, si concede il rancio insieme ai militari di presidio (Archivio Ufficio Storico Marina Militare).

La commissione ebbe quindi il compito di “sperimentare sul campo” il lavoro dell’Ammiragliato inglese e così fece nel periodo compreso tra l’ottobre del 1909 e il settembre del 1910 con immersioni che ebbero luogo nelle acque di La Spezia e condotte fino alla profondità di 29 metri da cinque palombari già esperti.

Sia i palombari sia il personale assistente (guide e addetti alle pompe) furono indottrinati sulle nuove metodologie.

Dal 18 ottobre 1909 al 7 settembre 1910 furono eseguite 135 immersioni nella zona del Tino, coll’impiego della tabella inglese, senza alcun inconveniente.

Con il nuovo metodo furono addestrati anche gli allievi del corso ordinario dal 14 aprile al 19 settembre 1910. I 63 allievi effettuarono un totale di 885 immersioni a profondità variabili da 4 a 29 metri con durate da 20 a 45 minuti senza inconvenienti.

Anche i tre allievi del corso speciale del 1910 usarono il nuovo metodo per un totale di 51 immersioni.

Si ebbe un solo caso di una leggera embolia in un palombaro sceso a 28 metri per 30 minuti risolta completamente dopo una ricompressione in mare di 15 minuti a tre metri.

La commissione verso la fine di settembre 1910, sulla base del risultato positivo delle 1071 immersioni eseguite fino alla profondità di 29 metri, compilò il rapporto esponendo il concetto impiegato dal sistema inglese e i principi sui quali era basato, confrontandolo con quello regolamentare impiegato nella Marina Italiana, proponendone quindi l’adozione asserendo che:

 

“Il nuovo metodo di immersione dei palombari ha una superiorità assoluta sul vecchio sistema perché basato su osservazioni scientifiche di indole fisica e fisiologica e su esperimenti sopra animali e sull’uomo.

 

Il vecchio sistema rimase quindi in uso fino al mese di ottobre del 1910 e successivamente anche la Regia Marina si dotò di un nuovo manuale in cui furono pubblicate le tabelle di Haldane e adottato il sistema inglese d’immersione.

L’adozione del metodo “inglese” creò una ventata di nuovo ottimismo tra i palombari e gli allievi palombari. Sembrò di vivere un nuovo mondo e questo non solo tra chi metteva a repentaglio la propria vita svolgendo tale servizio.

Alcuni palombari al lavoro per il recupero di un cacciatorpediniere incagliato. Siamo nel 1917 (Archivio Ufficio Storico Marina Militare).

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